STRATEGIE DI MARKETING AI NOSTRI TEMPI
L’esperienza avuta da un modulo di formazione dedicata allo storytellig che ho tenuto in questi giorni mi da lo spunto per riflettere su cosa vuol dire oggi tracciare una strategia di marketing prima, e di web marketing dopo.
Fino a qualche anno fa l’idea del marketing si racchiudeva nelle (famose) 4P: prodotto, prezzo, promozione, punto vendita.
Ma la domanda è se veramente ha ancora senso ragionare in questi termini.
Secondo me, no.
Quantomeno dobbiamo attualizzarle.
P di prodotto:
Il web ha completamente spostato gli elementi che definiscono una strategia trasferendoli dal prodotto alle persone.
Infatti oggi assistiamo ad una ridefinizione dell’idea prodotto non rispetto alla sua realtà oggettiva, quanto alla percezione che le persone (soggetti attivi) hanno di quel prodotto. Neanche è sufficiente da considerare l’idea del prodotto venduto rispetto all’uso che di quel prodotto si fa.
Su più di un testo universitario abbiamo letto la frase: “le persone non comprano un trapano ma un oggetto che fa un buco”. Questo non basta più. Nella realtà attuale il prodotto è percepito come idea condivisa dall’intelligenza di più soggetti che condividono valori, praticità, modi d’uso. Un singolo prodotto, preso soggettivamente, si arricchisce di valori secondo la percezione che le persone ne hanno. In sostanza sono le persone che determinano i valori che quel singolo prodotto può esprimere, con la sua capacità di essere vicino, o meglio, parte dalle vita di ogni singolo individuo.
P di prezzo:
Il prezzo non è più variante a sé stante. Esso non viene percepito rispetto alla natura del bene ma, anche in questo caso, della percezione del prezzo rispetto alla realtà che ci circonda. Oggi, lo sappiamo, viviamo in uno stato di crisi finanziaria.
Accade spesso che il concetto di prezzo fa i conti non con il valore del bene che vogliamo acquistare, ma nel come quella spesa che vogliamo (o dobbiamo) effettuare si inserisce nel contesto in cui viviamo. In alcuni casi si assiste ad un’etica della spesa, dove un singolo si pone il dubbio se sia giusto spendere una somma, grande o piccola che sia, rispetto alle difficoltà della vita. Dunque non è più sufficiente valutare il prezzo rispetto all’oggettività del prodotto, limitandosi ad applicare i temi cari alle regole di economia politica, dove il prezzo è stabilito rispetto al valore di costo e utile marginale, ma intervengono elementi soggettivi con radici nella struttura sociale in cui le persone vivono.
P di promozione:
Fino a non molto tempo fa, la promozione era intesa come un passaggio di informazioni che la singola azienda trasferiva a gruppi di persone (i target) per asserire, a volte dimostrare, che il loro brand o il loro prodotto era il migliore. Oggi comunicare in questo modo significa vedere il proprio messaggio filtrato dalle singole persone che non si riconoscono in nessun target, ma hanno riscoperto la loro individualità, hanno scoperto di poter avere un giudizio proprio, soprattutto di poter portare in alto la propria opinione a dispetto delle affermazioni di un’azienda. Oggi la promozione si è trasformata in dialogo.
Una relazione fra azienda e singole persone.
Le aziende sono costrette a fare in conti non già con i budget della pubblicità per posizionare il loro brand, ma devono fare i conti con le opinioni, ovvero con l’idea che una singola persona si è fatta dell’azienda stessa o del prodotto. E troppo spesso oramai sono le persone a creare i brand.
P di punto vendita:
Pensare al punto vendita come identità singola, racchiusa fra quattro mura, significa perdere il collegamento con la realtà sociale. Oggi le persone si sentono parte integrante di un mondo senza confini, sanno di poter estendere il loro essere oltre i confini che fino a pochi anni fa erano disegnati dal contesto sociale in cui si viveva. Oggi le aziende non devono avere confini. Certo il pensiero va subito agli e-commerce, ma solo quello non è sufficiente. Le aziende hanno la possibilità di relazionarsi con immensi mercati, parlare con un pubblico più vasto ma soprattutto diverso per modo di pensare e di intendere diversi stili di vita. La territorialità ha valore in quanto tradizione e capacità di esprimere uno stile. Ma il confronto con i mercati non ha e non può avere confini.
La P che veramente conta:
Credo che la sola P da cui ha veramente senso partire per definire una strategia di marketing è quella di Persone. Singole entità con cui relazionarsi, singole idee di mercato che insieme aprono a nuove prospettive di impresa e di business. La sfida da accettare è la capacità di ridisegnare la propria idea di impresa: un’impresa pensata come soggetto attivo che costruisce i suoi fatturati su una relazione alla pari, che accetta i nuovi linguaggi che di giorno in giorno si costruiscono e che è capace di adattarsi in tempo reale non per bravura degli esperti di comunicazione ma perché possiede lo stesso DNA delle persone con cui si confronta ogni giorno.